Negli ultimi giorni si sta assistendo ad una ulteriore intensificazione del vortice polare stratosferico, che si presenta molto più compatto e freddo del normale. In modo particolare fra la bassa stratosfera e la parte più alta della troposfera, continuando a mantenere il proprio baricentro sopra la regione artica, fra la Siberia centro-orientale e l’Arcipelago Artico canadese.
Ciò, per ora, ha inibito l’avvento di importanti ondate di freddo verso l’Europa, mentre l’aria gelida rimane confinata oltre il circolo polare artico e le alte latitudini, interessando principalmente il Canada, la Groenlandia, la Lapponia e la Siberia settentrionale.
Solo temporaneamente il vortice polare stratosferico, a seguito di importanti afflussi di calore sull’area del Nord Pacifico (anticiclone delle Aleutine), si è allungato verso il Nord America, determinando la deviazione verso sud del getto polare, con l’afflusso di aria gelida verso gli States.
Questa situazione ha favorito l’eccezionale ondata di gelo che ha prodotto le storiche nevicate sulle coste del Golfo del Messico, fra Houston e Pensacola.
Questo ricompattamento del vortice polare stratosferico sta stupendo molti meteorologi. Il meteorologo del Met-Office, Marco Petagna, su X ha commentato lo sviluppo di un vortice polare stratosferico incredibilmente forte.
Stiamo parlando di un evento veramente notevole che avrà ripercussioni sulla circolazione atmosferica sull’intero emisfero boreale, condizionando il tempo anche alle nostre latitudini.
Un vortice polare stratosferico così intenso favorisce anche temperature gelidissime in quota, fra media e bassa stratosfera. Solo nei giorni scorsi sono in stratosfera, sopra la regione artica, a circa 15-20 km di altezza, sono state temperature gelidissime, come non si vedeva dall’inverno del 1978.
Incredibly strong stratospheric polar vortex developing
— Marco Petagna (@Petagna) January 26, 2025
Average zonal mean zonal winds at 10hpa 60N this time of year are around 22m/s
Forecasts hint at ~60m/s Wlies, albeit briefly, becoming established next week or so pic.twitter.com/9xXElIlgio
Queste temperature straordinariamente basse favoriscono la formazione di nubi stratosferiche polari, molto rare da osservare, soprattutto a sud del Circolo Polare Artico.
Tali nubi si formano con temperature sotto −78 °C, valori che si raggiungono nella bassa stratosfera durante l'inverno polare. Queste nuvole hanno generalmente un aspetto stratiforme che ricorda i cirri o gli altocumuli. È probabile che forti venti in quota e profonde depressioni favoriscano la formazione di questo tipo di nube.
Le cause di questa ulteriore intensificazione vanno ricercate dalla scarsa capacità di trasporto di calore delle onde di Rossby, nelle ultime settimane. La riduzione di tale attività ha ridotto, al minimo, il movimento di importanti quantità di calore fra la troposfera e la stratosfera.
Questo ha favorito il rafforzamento del vortice polare stratosferico molto compatto e chiuso, con l’aria molto gelida che si chiude a riccio sopra la regione artica, dove il raffreddamento viene ulteriormente amplificato.
Quando il vortice polare tende a rafforzarsi una profondissima circolazione depressionaria principale colma di aria gelida artica, si attiva sopra il mar Glaciale Artico, a cui si associano altre aree cicloniche secondarie che rinvigoriscono importanti figure di bassa pressione, come la famosa depressione semi-permanente d’Islanda o la depressione delle Aleutine.
Si viene così ad innescare un intenso “gradiente barico orizzontale” e di “geopotenziale”, fra le latitudini artiche e quelle temperate, che vanno a rinvigorire il ramo principale della “corrente a getto polare” che scorre sull’intero emisfero, con i relativi “Jet Streaks” (massimi di velocità del “getto”) localizzati nelle aree di massima differenza di pressione e temperature, fra alte e medie latitudini.
Un vortice polare compatto, sia in sede stratosferica che in troposfera, rafforza sensibilmente il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 50° parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che vengono prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” che si attivano fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico orizzontale” tra le latitudini artiche e l’area temperata.