La tempesta solare del primo giugno ha prodotto un effetto piuttosto strano, il cosiddetto “calo di Forbush”.
Questo effetto deve il suo nome al fisico americano Scott Forbush che nel 1937 scoprì e teorizzò questo fenomeno molto particolare. Si tratta infatti di una rapida diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici galattici, osservata a seguito di un’espulsione di massa coronale (CME, Coronal Mass Ejection).
A rigor di logica si potrebbe pensare che un’alta attività solare debba sempre portare ad un aumento dei raggi cosmici, ma non è sempre così, come infatti è successo il primo giugno.
In maniera più rigorosa possiamo definire l’effetto Forbush come un’improvvisa diminuzione dei raggi cosmici di oltre il 20% che può durare da qualche ora fino a qualche settimana, che generalmente viene prodotto da improvvise intensificazioni del vento solare provocate da eruzioni solari o espulsioni di massa coronale.
Ma come mai se l’attività solare aumenta sulla Terra arrivano meno raggi cosmici?
Sappiamo che quando l’attività solare aumenta si intensifica anche il vento solare, ovvero il flusso di particelle cariche emesso dall’alta atmosfera del Sole. Questo, essendo composto da particelle cariche in movimento, principalmente protoni ed elettroni, genera a sua volta un campo magnetico in grado di allontanare dalla Terra parte dei raggi cosmici galattici.
Il calo di Forbush dei giorni scorsi è stato tra l’altro il più grande calo di radiazioni cosmiche mai registrato negli ultimi 20 anni. Infatti la Oulu Cosmic Ray Station, in Finlandia, ha registrato una diminuzione di raggi cosmici del 25%.
L’ultima espulsione di massa coronale che aveva dato luogo ad un effetto Forbush così intenso è avvenuta il 30 ottobre 2003.
Lo studio di questo fenomeno ed in generale dei raggi cosmici galattici è molto importante, sono infatti queste radiazioni a mettere maggiormente a repentaglio la salute degli astronauti, è quindi fondamentale conoscerne approfonditamente ogni aspetto.
L’ideale sarebbe riuscire a sfruttare questo fenomeno, seppur raro, nelle future missioni spaziali, limitando le radiazioni a cui vengono esposti gli astronauti. Bisogna infatti sapere che durante una sola giornata nello spazio si riceve la stessa quantità di radiazione che sulla Terra si riceve in un intero anno.
Tuttavia vi ricordiamo che questa diminuzione di raggi cosmici è stata registrata sulla Terra e ciò non significa che anche i satelliti in orbita abbiano avuto la stessa fortuna, anzi.
Al momento comunque il nostro pianeta sta ancora vivendo questa attuale fase di calo di Forbush che dovrebbe attenuarsi tra una o due settimane, quando torneremo a livelli di radiazione nella norma.