Etna, la nube ardente del 2 giugno: il vulcano siciliano sta diventando sempre più esplosivo?

Questi eventi stanno modificando il profilo sommitale del vulcano, con profonde trasformazioni che possono causare episodi esplosivi anche particolarmente violenti.

Nella mattinata di ieri il vulcano attivo più alto d’Europa ha dato vita a un evento spettacolare ma potenzialmente catastrofico. Un flusso piroclastico generato da un crollo parziale della porzione settentrionale del Cratere di Sud-Est ha scosso il versante settentrionale, spingendo turisti ed escursionisti a una fuga precipitosa.

L’episodio, per fortuna, si è arrestato entro i confini della Valle del Leone, grazie anche all’attrito esercitato dalla Serra delle Concazze, che ha in parte bloccato la propagazione della nube, evitando conseguenze più gravi. Ciò però ha messo in luce il crescente potenziale distruttivo del vulcano e la sua trasformazione verso un’attività sempre più esplosiva.

Anche se sull’Etna in ato si sono registrati vari flussi piroclastici, quello avvenuto ieri come intensità e dimensioni è stato molto più forte di quello registrato nel 2014.

Etna, eruzione.
Anche se sull’Etna in ato si sono registrati vari flussi piroclastici, quello avvenuto ieri come intensità e dimensioni è stato molto più forte di quello registrato nel 2014.

Cos’è un flusso piroclastico e perché è così pericoloso?

Un flusso piroclastico è una nube di gas incandescenti, ceneri vulcaniche, lapilli e frammenti rocciosi che scorre a velocità impressionanti, fino a 700 km/h, lungo i fianchi di un vulcano, con temperature che possono raggiungere i +1000°C.

Questo fenomeno, definito “nube ardente”, è tra i più distruttivi del vulcanismo, responsabile di oltre il 50% delle vittime nelle eruzioni mondiali, come dimostrano tragedie storiche come quella di Pompei nel 79 d.C. o del Monte Pelée nel 1902.

Sull’Etna, il flusso del 1 giugno è stato innescato da un collasso parziale del fianco settentrionale del Cratere di Sud-Est, generando una nube eruttiva alta diversi chilometri e un flusso che, sebbene limitato, ha evidenziato l’instabilità del cono vulcanico.

Etna in eruzione vista dal mare.
Lo spettacolo offerto dall'Etna durante uno dei suoi tanti eventi parossistici degli ultimi anni.

La pericolosità di questo evento è stata accentuata dalla presenza di escursionisti nelle vicinanze, che hanno dovuto correre per mettersi al sicuro. Le immagini diffuse sui social mostrano la drammaticità del momento, con turisti in fuga mentre la nube ardente scorreva lungo il versante.

L’Etna sta diventando sempre più un vulcano esplosivo?

Negli ultimi decenni, l’Etna sta mostrando una chiara transizione da un’attività prevalentemente effusiva, caratterizzata da colate laviche fluide, a un comportamento sempre più esplosivo, con parossismi frequenti e produzione di flussi piroclastici. Questo cambiamento, evidenziato da studi recenti, è attribuito a diversi fattori geologici e geochimici.

Alcune ricerche che il magma dell’Etna, negli ultimi 60.000 anni, si sta avvicinando in composizione a quello dei vulcani della cintura di fuoco del Pacifico, noti per la loro attività esplosiva. Si ipotizza che una lacerazione della crosta terrestre abbia permesso la migrazione di magma più ricco di gas e silice dalle regioni delle Eolie verso l’Etna, rendendo le sue eruzioni più violente.

La maggiore viscosità e il contenuto di gas di questo magma favoriscono la frammentazione esplosiva, generando nubi eruttive e flussi piroclastici.

Secondo il vulcanologo Boris Behncke fino agli anni ’70 l’Etna produceva eventi parossistici (eruzioni brevi e intense) a una frequenza di 1-3 ogni dieci anni. A partire dal 2000, questa frequenza è aumentata drasticamente, con decine di episodi all’anno.

Nel 2021, ad esempio, si sono registrati circa 60 parossismi, con intense emissioni di materiale piroclastico. Questi eventi stanno modificando il profilo sommitale del vulcano, con il Cratere Voragine che si è trasformato da depressione a cono a causa dell’accumulo di materiale piroclastico.

Quali rischi per il futuro?

Il aggio dell’Etna verso un’attività più esplosiva comporta nuove sfide per la gestione del rischio vulcanico. Sebbene i flussi piroclastici recenti si siano limitati ad aree disabitate come la Valle del Bove o la Valle del Leone, la loro crescente frequenza aumenta la probabilità di eventi che possano raggiungere zone popolate.

Etna.
Alcune ricerche che il magma dell’Etna, negli ultimi 60.000 anni, si sta avvicinando in composizione a quello dei vulcani della cintura di fuoco del Pacifico, noti per la loro attività esplosiva.

La cenere vulcanica, spesso trasportata dai venti, causa già notevoli disagi, come la chiusura temporanea dell’aeroporto di Catania e problemi alla circolazione e alla salute pubblica. Studi condotti a Catania hanno rilevato un aumento del rischio di tumore alla tiroide legato alla contaminazione delle falde acquifere da metalli pesanti di origine vulcanica, evidenziando ulteriori impatti ambientali e sanitari.

L’Etna non è più solo il gigante buono delle colate laviche, ma un vulcano che può produrre fenomeni devastanti. La sorveglianza costante dell’INGV-Osservatorio Etneo, con telecamere termiche e sismografi, è fondamentale per monitorare l’attività e prevedere eventi critici.

Tuttavia, la sicurezza dipende anche dalla consapevolezza dei rischi da parte di residenti e visitatori, che devono evitare aree pericolose durante le fasi di attività intensa.